Mariano Gianola
Anche l’illegalità possiede un suono. Non è fatto solo di musiche ma soprattutto di parole. Parole che lo supportano, parole che narrano e raccontano le gesta dei cavalieri combattenti del
male. Parole che vittimizzano il commettente abusi e illeciti, che lo innalzano a paladino della giustizia, fornendogli anche un aura romantica. Il nuovo Robin Hood post-moderno si fa scudo con i
suoi significati che, lo appoggiano come se fossero adepti. Il sistema criminale così, trova nei concetti l’espressione di una rappresentazione simbolica che fa venire i brividi: giustifica il
male, lo supporta nelle sue forme. Il male cantato esprime l’immaginario collettivo, la mente di una realtà delittuosa che, porta atroci sofferenze; le sofferenze sui deboli, sugli onesti, su chi
non è in grado di difendersi da una macchina succhia sangue e dal proprio sistema di idee facentegli da scudo.
Il “suono dell’illegalità” rappresenta un viaggio nel mondo dei significati e dei modi di pensare della criminalità, modi che, senza vergogna e sdegno si infiltrano e si radicano anche
nella musica e nelle canzoni. Un percorso che porta alla conoscenza degli strumenti concettuali e simbolici del delinquente e del camorrista. Un percorso che ci mostra “quando il suono diviene
una pseudo-arte narrante aberranti gesta trasmutate in idilliache avventure”.
Mariano Gianola
Si è laureato in Comunicazione pubblica, sociale e politica presso la Facoltà di Sociologia dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II”. Il suo percorso di studi gli ha permesso di
conoscere ed amare la ricerca sociale, in particolare quella del dato qualitativo, approccio che ha profuso in questo primo e promettente libro.
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